Venerdì 19 giugno, presso l'aeroporto militare di Cervia, il benvenuto della stampa al nuovo mezzo in consegna a breve al 15° Stormo.
articolo liberamente tratto dal sito dell'Aeronautica Militare Italiana
22/06/2015 - L'elicottero HH-101A, denominato poi "CAESAR", è stato sviluppato dalla AgustaWestland, secondo i requisiti specifici dell'Aeronautica Militare, al fine di soddisfare le esigenze della componente ad ala rotante medio-pesante, per espletare una serie di ruoli: Supporto Aereo alle Operazioni Speciali (SAOS), Personnel Recovery (PR), Search and Rescue (SAR), con capacità, ove necessario, Slow Mover Interceptor (SMI). L'assetto stesso e tutta la componente di supporto logistico, nonché gli equipaggiamenti e materiali, sono stati inoltre caratterizzati da una elevata proiettabilità, anche fuori dai confini nazionali (Operazioni Fuori Confini Nazionali – OFCN).
Onorificenze al personale del 15° Stormo
Ciampino,31 marzo 2015 – 92° anniversario della costituzione dell’A.M.
Tutti ricordiamo le drammatiche immagini dell’incendio a bordo del traghetto Norman Atlantic del 28 dicembre dello scorso anno. In quella occasione, già alle prime luci dell’alba e via via fino a notte inoltrata, equipaggi del 15° Stormo intervennero dall’84° Centro CSAR di Gioia del Colle e dall’85° CSAR di Pratica di Mare e, nel corso di 25 ore di volo, trassero dal traghetto in fiamme 56 persone, operando con la professionalità e capacità a noi ben note.
Si ricorderà, anche, un mio diretto intervento, comparso anche su questo sito, teso a ribadire ad alcuni osservatori l’operato dello Stormo e dei suoi equipaggi nelle ore cruciali di quel 28 dicembre, ma più in generale a ricordare ai disattenti quanto il 15° Stormo ha fatto dal lontano 1° ottobre 1965.
Gli eroi non sono solo quelli che appaiono
(dedicato a Totonno che di queste storie era maestro)
A volte si verificano situazione che modificano temporaneamente gli atteggiamenti umani e nessuno sa spiegarsi il come ed il perché. Mi fa piacere raccontare la storia di uno del 15° del tempo che fu, degli anni ’80.
Il 23 novembre 1980, alle 19.34, la terra tremò in Campania e Basilicata per ben 90 secondi. Le conseguenze sono note, una devastazione di incredibili dimensioni che provocò circa 3000 vittime. Lo stesso Presidente della Repubblica Sandro Pertini denunciò il ritardo nei soccorsi, ritardo dovuto in parte alla deficitaria e fatiscente rete stradale, ulteriormente danneggiata dal sisma, in parte alla mancanza di una struttura organizzata ed efficiente di Protezione Civile.
Il 15° Stormo fu impiegato a partire dal 24 novembre, con l’iniziale utilizzo di quattro vettori, rischierando gli HH3F a Capodichino ed a Potenza. Nel complesso utilizzò anche gli AB204B ed un P166 fino ad arrivare ad impiegare contemporaneamente 17 mezzi aerei con un totale di 112 militari al seguito.
La prima sistemazione fu decisamente arrangiata. Mentre non vi furono problemi a trovare idonea collocazione per gli elicotteri (Capodichino è un aeroporto di notevoli dimensioni), altrettanto non si può dire per la sistemazione del personale al seguito degli elicotteri.
La sistemazione iniziale fu presso l’Accademia Aeronautica a Pozzuoli, in uno dei piani assegnati agli Allievi che erano stati inviati a casa in licenza straordinaria. Ma ciò di cui si sentiva maggiormente la mancanza era la possibilità di godere di un pasto caldo in un inverno particolarmente freddo. Andavamo avanti a panini e cibi preparati dalla mensa dell’Accademia, che trovavamo in un sacchetto distribuito a ciascuno di noi. E fu allora che accadde il miracolo.
Nei pressi dell’area assegnata al parcheggio degli HH3F c’era il manufatto utilizzato dal personale che gestiva i velivoli in transito che lì venivano parcheggiati. Definirlo manufatto è una “licenza poetica” perché si trattava di una casupola realizzata con lamiere ondulate che costituivano, sia il tetto, sia le pareti della stessa costruzione. In pratica un qualcosa che assomiglierebbe molto a quegli agglomerati dei campi nomadi che spesso si vedono costeggiare i binari delle linee ferroviarie.
Questa “casupola”, mi sia concesso di chiamarla così, divenne presto il regno incondizionato di un particolare personaggio in forza al 15° Stormo. Si trattava di un Sottufficiale messo spesso male in arnese e che certamente non brillava per il portamento ed il modo di presentarsi. Lo chiamavamo Joe La Pezz, storpiandone il cognome, e francamente non ricordo quale esatto compito svolgesse in seno allo Stormo. Credo fosse assegnato alla Squadriglia Collegamenti e probabilmente giunse a Capodichino a bordo del P166 che faceva la spola da Ciampino al capoluogo campano.
Joe si impadronì letteralmente della casupola e, complice il solito Mario Russo esperto conoscitore della zona e dei mercati rionali, mise in piedi una vera e propria trattoria. Non è possibile descrivere il piacere che si provava, al rientro da una missione e nel breve periodo intercorrente fra una missione ed un’altra, nel sedersi ad uno dei tavoli predisposti all’interno della casupola e godersi un tanto agognato pasto caldo. Non c’era possibilità di scelta, credo che fosse Mario quello che si incaricava di andare al mercato per acquistare il necessario, mentre Joe si accollava l’onere di cucinare e gestire la trattoria. Non ricordo nemmeno quanto pagassimo per il pasto, ma certamente una cifra irrisoria che serviva esclusivamente a coprire le spese.
Il sollievo che si provava nel godere della nostra trattoria, che a differenza di una mensa aeroportuale non aveva orari per la somministrazione dei pasti ma era a completa disposizione di chi ne avesse bisogno a qualunque ora, era incommensurabile. La “trattoria” era per noi diventata una certezza, la “casa comune”, il “rifugio”.
Da pochi anni (1977) era stata coniata la moneta da 200 lire che nelle dimensioni e nel colore giallo poteva richiamare una medaglia d’oro. Ne attaccai una ad un pezzo di scotch adesivo che appuntai ad un cartoncino, sul quale scrissi la motivazione dell’attribuzione di quella speciale onorificenza quale ringraziamento degli equipaggi per l’opera meritoria di aver creato un rifugio caldo, in tutti i sensi, per chi operava nel freddo e nella neve di quei giorni.
Joe La Pezz dimostrò di essere in possesso di doti del tutto nascoste e sorprendenti che meravigliarono ciascuno di noi. Non ricordo cosa accadde quando rientrammo a Ciampino, mi sembra che Joe tornò ad essere lo stesso di prima, ma nella mente e nei ricordi di chi ebbe l’avventura di partecipare alle operazioni per il terremoto dell’80 resta il meraviglioso Joe La Pezz gestore della nostra trattoria.
Molti anni dopo lo incrociai ad uno dei nostri incontri conviviali, era come al solito messo male in arnese e chiesi in giro se si sapesse cosa si era messo a fare in pensione. Mi sembra di ricordare che mi fu detto che si era dato alla pastorizia, la qual cosa non mi meravigliò affatto.
Tante volte mi sono rammaricato di non aver recuperato la medaglia con apposita motivazione quando il campo a Capodichino fu dismesso, sarebbe stata la testimonianza di uno degli atti di eroismo di quel periodo (in cui elogi, encomi e medaglie venivano assegnati molto, ma molto raramente).
M.S.
Sul sito www.liberoreporter.it è stato pubblicato un intervento, a firma Giuseppe Lertora, relativo alle operazioni di soccorso al traghetto Norman Atlantic
L'articolo è visionabile alla pagina:
Di seguito la lettera inviata dal Direttore del sito dal Gen. B.A.(r) Mario Sorino
Egregio Direttore,
dopo aver letto l’articolo “La Marina nel sinistro della Norman Atlantic: col cuore oltre l’ostacolo”, a firma di Giuseppe Lertora, mi sento in dovere di intervenire per aggiungere alcune precisazioni al testo dell’autore.
Così come ritengo che il Signor Lertora (Signore utilizzando l’appellativo in uso in Marina), che non ho il piacere di conoscere, sia un ex Ufficiale di Marina io sono un ex Ufficiale dell’Aeronautica ed ho avuto l’onore, oltre che il piacere, di comandare il Reparto dell’Aeronautica Militare intervenuto nel corso delle operazioni di soccorso e salvataggio del traghetto Norman Atlantic. Quindi mi corre l’obbligo di precisare qual è stato il contributo di quel Reparto perché non si abbia erroneamente a pensare o credere che siano stati solo gli elicotteri della Marina e della Capitaneria di Porto ad intervenire sull’imbarcazione avvolta dalle fiamme.
Il 15° Stormo dell’Aeronautica Militare, deputato fra altri compiti anche a quello del Soccorso Aereo, è alquanto atipico giacché si differenzia dagli altri Stormi della Forza Armata in ragione della dislocazione sul territorio. Infatti i suoi Reparti di Volo non sono posti tutti sulla sede dello Stormo, Pisignano di Cervia, ma dislocatisull’intero territorio nazionale: a Pisignano di Cervia, a Gioia del Colle, a Pratica di Mare, a Decimomannu ed a Trapani. Ciò per poter assicurare il servizio di Soccorso Aereo nel più breve tempo possibile su tutto il territorio nazionale e sui mari circostanti. La nostra penisola è essa stessa una nave protesa nel Mediterraneo, per cui basta essere presenti su più sedi del territorio per poter operare in tutto il “Mare nostrum”.
Fatta questa necessaria premessa veniamo ai fatti così come ho appurato anche grazie alle numerose interviste trasmesse dai media e disponibili sul sito ufficiale dell’Aeronautica Militare. Il primo elicottero dell’Aeronautica Militare, decollato da Gioia del Colle alle prime luci dell’alba è giunto sulla Norman Atlantic dopo circa 30 minuti di volo ed ha iniziato ad operare sui dispersi in acqua (recuperando un naufrago) prima di concentrarsi su quelli a bordo dell’imbarcazione.
Una prerogativa degli elicotteri del Soccorso Aereo dell’Aeronautica Militare è quella di avere a bordo una figura professionale molto particolare: l’Aerosoccorritore. Questi viene calato con il verricello, sia su mare, sia su terra, per procedere direttamente al recupero dei malcapitati ed è così che i nostri elicotteri hanno operato. Inizialmente recuperando i passeggeri assicurandoli ad una ciambella e tenuti stretti in sicurezza dall’Aerosoccorritore in altra ciambella (recupero in doppia braga). In un secondo momento l’Aerosoccorritore è stato lasciato sul ponte della Norman Atlantic per aiutare e disciplinare il recupero dei passeggeri attraverso l’uso della cesta, capace di contenere due adulti o un adulto e due bambini. In questo modo si è potuto recuperare da due a tre passeggeri per volta. I passeggeri venivano poi rilasciati a bordo di un mercantile presente in prossimità della Norman Atlantic. Inutile dire che l’Aerosoccorritore dell’Aeronautica, a bordo della nave in fiamme, si è reso estremamente utile anche a favore degli elicotteri delle altre Amministrazioni, coordinando le operazioni di recupero sul ponte della nave e coadiuvando gli altri soccorritori che lì operavano.
Gli elicotteri dell’Aeronautica Militare impiegati (del Centro CSAR dislocato sulla base di Gioia del Colle e del Centro CSAR dislocato sulla base di Pratica di Mare) hanno effettuato missioni di volo senza soluzione di continuità fino a quando tutti i passeggeri sono stati posti in salvo. Le missioni svolte durante le ore notturne sono state rese possibili grazie all’ausilio di speciali occhiali (Night Vision Google) che permettono una elevata amplificazione della luce residua notturna e consentono, così, di poter volare osservando nel buio.
Mentre si svolgevano le missioni in soccorso della Norman Atlantic altri elicotteri, decollati dalla base di Pisignano di Cervia, partecipavano alle ricerche dei dispersi della collisione in mare delle due navi a largo di Ravenna ed un altro elicottero, decollato dalla base di Trapani, effettuava una missione di soccorso, anch’essa in condizioni estreme, al largo del capoluogo siciliano. Ed alcuni giorni dopo l’evento della Norman Atlantic gli elicotteri del 15° Stormo sono intervenuti nelle operazioni di rilascio di personale della Capitaneria di Porto a bordo delle navi Blue Sky M ed Ezadeen abbandonate a loro stesse cariche di migranti ed in assenza di equipaggi. Anche in questi due casi le operazioni di soccorso sono state ostacolate dalle pessime condizioni meteorologiche e solo la grande professionalità degli equipaggi ha permesso che esse andassero a buon fine.
L’attività di assistenza dell’Aeronautica Militare nei confronti della popolazione civile non ha conosciuto soste dal dopoguerra ad oggi. Il 15° Stormo ha partecipato alle operazioni di soccorso per tutte le calamità naturali che hanno colpito il nostro territorio, dal terremoto in Friuli a quelli dell’Irpinia, dell’Aquila, della Sicilia, della Romagna, alle alluvioni in Liguria e Toscana, alle frane di Sarno, ad ognuna delle ricerche naufraghi che la marineria ricordi, comprese quelle della motonave Tito Campanella al largo delle coste del Marocco, della Heleanna al largo di Brindisi, della Posillipo Loran a largo di Napoli, di recente della Costa Concordia all’isola del Giglio, ha assicurato il trasporto d’urgenza dalle isole minori quali, Lampedusa, Ponza, Ustica, Pantelleria e potrei continuare all’infinito. L’ultima missione, in ordine di tempo, il recupero di un infartuato, avvenuto alle 22.45 del 7 gennaio dalla nave Costa Diadema in navigazione a 50 NM ad est della Sardegna, ad opera di un elicottero dell’80° Centro CSAR del 15° Stormo. Intervento effettuato su richiesta del Comando Generale del Corpo della Capitaneria di Porto.
Già prima della riconfigurazione del 15° Stormo da SAR (Search and Rescue) a CSAR (Combat SAR) con il successivo impiego degli elicotteri dell’Aeronautica Militare in Somalia, Kosovo, Iraq ed Afghanistan, 4 elicotteri HH3F del 15° Stormo furono proiettati ad Akrotiri (Cipro) per la crisi conseguente al sequestro della motonave Achille Lauro, con l’eventuale compito di calare sulla nave personale del COMSUBIN (MM) e del col Moschin (EI), quando gli elicotteri non avevano nemmeno la colorazione mimetica, ma erano ancora dipinti di bianco e giallo.
Gli equipaggi del 15° Stormo non hanno gettato “il cuore oltre l’ostacolo” solo nella recente occasione della Norman Atlantic, ma lo hanno gettato svariate volte. Si tratta di seri professionisti che si preparano ad operare di giorno e di notte su terra e su mare in ogni condizione di tempo e visibilità e che assicurano un servizio di prontezza nazionale 365 giorni l’anno e 366 durante gli anni bisestili! La figura dell’Aerosoccorritore, che viene calato con il verricello anche nel mare nero ed infido della notte, ovvero in zone impervie, ovvero difende il proprio elicottero con le armi quando questo deve operare ed atterrare in territorio ostile, rappresenta una delle tante punte di diamante della professionalità del personale dell’Aeronautica Militare. Non sono uomini e donne normali, sono eroi al servizio della salvaguardia della vita umana!
E l’Aeronautica Militare stessa non si limita ad assistere la popolazione civile attraverso l’attività del 15° Stormo, i suoi aeromobili da trasporto sono intervenuti in tutto il mondo per effettuare trasporti sanitari di urgenza di concittadini in Imminente Pericolo di Vita, prelevare cittadini italiani, e non solo, da zone particolarmente rischiose o, come si è avuto modo di constatare ultimamente, sono in grado di effettuare delicatissimi trasporti di malati infetti da malattie pericolosamente contagiose con una professionalità che è stata ampiamente apprezzata non solo in Europa, ma anche oltre Oceano.
In conclusione, egregio Direttore, pur comprendendo l’accorato appello e lo sfogo dell’autore dell’articolo oggetto di questa mia risposta, non ne condivido le conclusioni e, mi creda, mi dispiace non poco dover pubblicamente scrivere queste mie righe, ne avrei fatto volentieri a meno. Non so e non sta a me giudicare se la Marina Militare sia la cenerentola fra le altre FF.AA. e quali siano i rami secchi da tagliare. Non so quali siano le lamentele e le aspettative della Marina Militare, per quel che mi consta non mi sembra che l’Aeronautica Militare sia stata mai privilegiata sulle altre consorelle, anzi mi sembra che proprio nel periodo natalizio abbia subito qualche grosso torto.
Confido nel fatto che a questa mia lettera sia assicurata la stessa visibilità dell’articolo scritto dal Signor Giuseppe Lertora.
Cordialmente,
Mario SORINO
Una “curiosità” esaudita…
Era da tempo che chiedevo agli amici che vi lavorano o che hanno fatto parte di quella moltitudine di colleghi che ci hanno lavorato, di potermi fare da “cicerone” per soddisfare una mia curiosità da quando ero ragazzo, quella di visitare Palazzo Aeronautica. Questa curiosità mi ha sempre seguito da quando nel lontano 1971 mi recai all’allora Ministero Difesa Aeronautica per chiedere informazioni in merito ai concorsi, sia per Sott.li Piloti che per Sott.li Specialisti. E vedere quell’aquila incastonata in quelle ali, che sovrasta la struttura di un palazzo così imponente alimentava la mia curiosità.
Poi sono passati gli anni, è aumentata la conoscenza e sono aumentate le possibilità, offerte dal mondo del web, di poter visitare, anche solo virtualmente, tanti siti che sarebbe difficile poter visitare per le più svariate ragioni. Ma il Palazzo dell’Aeronautica restava il mio sogno proibito, anche perché ho vissuto la mia vita aeronautica in “periferia”, nei Reparti operativi. Poi ecco che un giorno mi si apre la possibilità di coronare il sogno. Leggo nel portale dell’Aeronautica che il 10 e l’11 maggio sarà possibile visitare il Palazzo. É una “open house”, così la chiamano, che si verifica molto raramente e quindi non posso farmi sfuggire questa ghiotta occasione.
Scelgo di andarci domenica 11 maggio e di prima mattina sono in fila, in attesa di entrare. Dopo breve veniamo accolti dal personale in servizio e noto che ce n’è di tutti i gradi, dall’Aviere scelto al Colonnello. Ci assegnano ad una delle guide che, insieme ad una studentessa di architettura, ci illustrerà le bellezze del Palazzo.
Il tutto inizia dall’ingresso monumentale comunemente detto dei “tre archi”. Attraversati gli archi si entra in un atrio che ha veramente del monumentale. Guardando in alto si legge una scritta che copre i lati tre lati dello sguardo, da sinistra verso destra. La scritta recita sul lato sinistro INIZIATE LE FONDAZIONI IL I AGOSTO MCMXXIX e sul lato destro ULTIMATI I LAVORI IL XXVIII OTTOBRE MCMXXXI, mentre al centro riconosce alla nomenclatura dell’epoca, il Re, Benito Mussolini ed Italo Balbo la volontà della realizzazione dell’opera. Comunque il Palazzo, che consta di 7 piani dei quali due interrati e cinque alla luce del sole, fu realizzato in soli 27 mesi!
Ma per alzare gli occhi e leggere in alto le scritte che ho appena citato lo sguardo deve attraversare tutto il travertino che va dalla base fino al soffitto. Per quanto gli occhi perlustrino lo spazio tutto intorno esso è ricoperto da nomi incisi nel marmo. Sono i nomi dei caduti della Regia Aeronautica prima e dell’Aeronautica Militare poi.
Immediata, a questo punto, la ricerca dei “nostri” caduti. Natale, Franco Asti, gli Angeli del SAR e per ultimo quello di Alessandro Musacchio. Nomi scolpiti nel marmo, incancellabili come nella nostra memoria.
Vi lascio la testimonianza delle foto con i nomi degli Angeli del SAR, Michele Cargnoni, Marco Partipilo, Stefano Bazzo, Carmine Briganti, Giovanni Sabatelli, Teodoro Baccaro, Giuseppe Biscotti, Massimiliano Tommasi e di Alessandro Musacchio (mi scuso se quest’ultima foto è sfuocata ma il nome era proprio in alto), mentre per il resto della visita non vi racconto nulla, vi invito ad approfittare della prima occasione utile per non perdere la possibilità di fare un viaggio nell’arte dei primi del 900, fra futuristi, pareti affrescate con le immagini dell’impero romano, delle imprese dei trasvolatori, costellazioni, nuvole respirando un’aria nella quale si percepisce viva la presenza di Italo Balbo.
Un ringraziamento ed un plauso va a tutto il personale in sevizio che in giorni festivi ha dedicato il proprio tempo libero, con passione, a trasmettere ai tanti visitatori quella passione e quell’amore per la nostra Forza Armata che solo noi che ci siamo passati o che siamo ancora in servizio… respiriamo, e che ci fa sentire “Gente un po’ speciale”. Mi che seguirete il mio consiglio e che possiate avere presto la possibilità di provare le stesse sensazioni ed emozioni che ho provato io in questa giornata. Alla prossima…
Un abbraccio