GLI AMICI SE NE VANNO
Gli ultimi mesi sono decisamente da dimenticare. Dopo la perdita di Giuseppe Luciani, uno degli anziani aerosoccorritori dell’84° Centro, se n’è andato anche Dante Stifanelli, colonna portante dell’84° Centro. Aveva volato sui Cant Z506 di stanza all’idroscalo Bologna di Taranto, poi sugli HU16 del 3° distaccamento SAR di stanza a Grottaglie, per poi approdare all’HH3F del ricostituito Distaccamento in Centro SAR. Per ultimo, pochi giorni orsono, se n’era andato Mario Russo, anche lui un anziano aerosoccorritore, proveniente da uno dei primi corsi di qualificazione degli aerosoccorritori. Quelli tenuti presso la Marina Militare in Liguria.
Sono state tre perdite importanti, di amici con i quali era stato condiviso buona parte del cammino importante del 15° degli ultimi trent’anni. Grande dolore, ma al quale eravamo preparati perché per tutti si è trattato di malattie, più o meno brevi, delle quali sapevamo e che in un certo modo ci avevano preparato al peggio.
Ma alla perdita di Gino Fischione e Paolo Caruso non eravamo per niente preparati. È stata quella che non si sbaglia a definire una vera e propria mazzata.
Se ne sono andati in volo. E perderli entrambi in quel particolare modo ci è sembrato quasi fosse avvenuto nel pieno dell’attività operativa.
Ieri, 27 ottobre, si sono svolti i funerali. Paolo Caruso era Guardia d’onore alle Reali tombe del Pantheon, ciò ha consentito che i funerali si svolgessero in quel sacro luogo per entrambi.
Ci eravamo chiesti quale sarebbe potuta essere soluzione per poter salutare entrambi i nostri amici e colleghi, ed avevamo il timore di non poterlo fare se i due funerali si fossero svolti in sedi separate, specie se uno all’Aquila e l’altro a Catania. Invece la sorte ci è venuta incontro. Tanti i presenti; anche visi che non si incontravano da molti anni, e tante uniformi.
Fra queste spiccava quella del Comandante della Squadra, Gen. S.A. Maurizio Lodovisi, in rappresentanza dell’Aeronautica Militare. Gino e Paolo non avevano abbandonato il servizio attivo da molti anni e tanti di quelli con i quali avevano condiviso l’emozione del volo sono ancora in servizio.Il luogo uno fra i più belli di Roma e della storia romana. Imponente nella sua maestà e grandezza. Ancorché fossimo in tanti ci si perdeva nella grandezza del luogo sacro. I due feretri di fronte all’altare, i tricolori ad avvolgere le bare e su di esse la sciabola, le decorazioni metalliche ed il berretto.
Una volta conclusa la cerimonia religiosa, dopo la lettura della Preghiera delle Guardie d’onore, della Preghiera dell’Aviatore e del silenzio suonato da un trombettiere dell’Aeronautica, c’è stato spazio per l’intervento del rappresentante delle Guardie d’onore e del mio in ricordo dei due amici.
Poi l’uscita dei feretri dalla Basilica. Così come erano entrate le bare sono state sorrette da 6 Colonnelli in uniforme, Gino, e da 6 Guardie d’onore, Paolo.
A salutare per sempre e definitivamente, sulla soglia della Basilica il nostro Mammajut, sotto lo sguardo interrogativo degli innumerevoli turisti nella Piazza in attesa di poter visitare lo storico monumento.