PIACERE DI CONOSCERLA
di Antonio Toscano
Ah!!! Quanto è tenace la memoria! La mia non mi dà pace, mi riempie la mente di immagini, parole, dolore, amore. Mi sembra di continuare a rivivere ciò che ho già vissuto… (Isabel Allende – Ines dell’anima mia – Feltrinelli, Milano, 2006)
Ci sono cose di cui ho già avuto modo di raccontarvi ma, nonostante la determinazione, ne ho omesse altre; comunque sono certo di non aver mai tradito la verità. É come attingere ad una riserva mettendo sul tavolo quello che si ha di meglio, per onorare un ospite.
Negli anni trascorsi al 15° Stormo, anni di ricostruzione e di rinascita, ho cercato di conoscere innanzitutto le persone, quel lato del vivere comune a cui si bada poco, perché totalmente presi sul piano del fare, del rendere efficace, del portare a termine il compito. Il dovere certo non esime da questo, ma molte volte ciò che viene richiesto in maniera precisa è la concretezza nel lavoro.
Chi legge non si deve sorprendere per questo “cappello”, faccio un lavoro nel quale questa dote serve a premessa di ogni altra cosa: osservazione sul campo, così si chiama.
Vi racconterò, in questo piccolo spazio che mi riserva l’Associazione Gente del Quindicesimo, di qualche persona che magari è passata inosservata, ma che sicuramente riempiva il quadro; lo completava e lo rendeva sicuramente più veritiero, aderente alla realtà.
Nella “cricca” dei Sierra Lima (Sottufficiali di Linea) erano concentrati 4/5 specialisti volontari che avevano optato per una scelta da turnista. Facevano 24 ore di servizio, compensati da 3-4 giorni liberi, 365 giorni l’anno.
Il loro armamentario era costituito da una radiolina, un pulmino o un’Ape tre ruote.
Su di loro si concentrava il massimo delle chiamate della Sala Operativa per mandarli al centro messaggi, a mensa, al magazzino, alla REMOCA, ecc., facendogli totalizzare un numero considerevole di kilometri, esclusivamente interno campo. Non solo, ma ogni piccola esigenza prioritaria, veniva loro comunicata mentre erano a mensa, oppure quando erano stesi di notte sul loro giaciglio di fortuna.
In questa cricca vi erano diversi “disegni di personalità”, ma quello di maggior spicco ero un vero “special”, tale Giovanni Trotta.
Non perché fosse il migliore, nè perché il più bello, ma il suo tratto caratteristico lo rendeva unico: quando parlava non si capiva una mazza.
Efficiente, rapido, affidabile, instancabile, risultava sicuramente elemento prezioso per il Reparto, ma se doveva porre una domanda o interloquire, erano dolori.
Originario di un piccolo centro situato nella provincia casertana, proprio sulla romanica Via Appia, era stato inizialmente impiegato come addetto nel magazzino equipaggiamenti, alle dipendenze di un solerte Maresciallo; si occupava di giubbetti di salvataggio, battelli pluriposto, cinghie, corde e quant’altro. Per conto dello Stormo si occupava di ritirare e distribuire i viveri cosiddetti “di conforto”.
Alla prima occasione di cambiar impiego si trovò a bordo dell’Ape, catapultato da un capo all’altro dell’Aeroporto, MSA, Carburanti, Meteo, ecc. ecc..
Non credo gli desse alcun fastidio questo lavoro, ma il tosto veniva quando doveva parlare.
La sua era una voce gutturale, di forte cadenza campana; mitragliava sillabe e consonanti come un cannoncino Vulcan; comunque non c’era modo di capirlo, forse l’unico era il conterraneo Fasano (quello di: è scoppiato l’allarme!!!).
Il viso ispirava simpatia, occhi mobili ed acuti; sorriso leale, movimenti del corpo veloci e potenti: un rurale certo, ma uno di quelli genuini, con una spiccata manualità.
Si raccontavano negli anni molti aneddoti su di lui, essendo stata anche vittima sacrificale preferita di un Comandante di Stormo; l’arcano era come ed in che modo i due si capissero, uno vicentino con forti trascorsi alpini, l’altro prodotto delle innumerevoli invasioni; solare il moro Trotta, tendente al buio il biondo capo: …..rimane il mistero.
Molte volte parliamo di passioni, di figure contributive, di uomini che hanno segnato il loro passaggio. Molte volte commettiamo l’errore di non leggere con attenzione la storia, nel senso che i libri e le testimonianze si soffermano su Garibaldi e non sui Mille. Se è vero che Garibaldi fu un condottiero straordinario, sicuramente vero è il fatto che furono straordinari i mille, impavidi coraggiosi che morirono dimenticati o poco citati.
Oggi è il turno di Trotta Giovanni, specialista del 15° Stormo, che contribuì con la sua opera di Sierra Lima; non credo che abbia mai fatto grandi cose, ma ha lavorato come gli era richiesto, facendo il proprio dovere forse al limite delle sue possibilità, ma con coscienza, senso del dovere e grande spirito di collaborazione.
Sono sicuro che le qualità di questa persona si esprimono con diversi e più proficui parametri in seno alla famiglia, alla sua casa e verso i propri figli.
Perché Giovanni le qualità le aveva ed erano tante, tutte da scoprire, ma che si intravvedevano quando l’osservatore era attento e rispettoso.
Ciao Giovanni e grazie, a nome dei tuoi colleghi del 15° Stormo.
MAMMAJUT