Sfide Assai Rischiose
Il Capitano Giovanni Masoero e la beffa alla caccia
di Giacomo De Ponti
La pericolosa avventura occorsa al Capitano Giovanni Masoero, pilota della 21^ Squadriglia - 46° Gruppo (1), in quella terribile fornace di macchine e di uomini che era l’Africa Settentrionale del 1940, si mostra particolarmente interessante perché è una delle poche storie di guerra della quale abbiamo testimonianza da parte di entrambi gli attori di quei tempi: le memorie di guerra del Cap. Ernesto Romagna Manoja, anch’egli appartenente al 15° Stormo ci narrano in modo sanguigno, drammatico, l’azione e l’arguzia del nostro di fronte ad un avversario onnipresente e sempre superiore nel numero, dall’altra, un fortunato ritrovamento ci porta il rapporto preciso dell’unità inglese che quel giorno si vide “buggerata” (e lo riconobbe), da un atto di estrema, pericolosa audacia. Ciò che segue è la narrazione di quei fatti, esattamente tratta dai documenti originali in italiano ed in inglese.
Dalle memorie del 15° Stormo.
Il 9 di quello stesso mese, partecipammo per primi e con lo Stormo in gran completo ad una grandiosa azione in massa contro le fortificazioni di Sollum che era la cerniera del sistema difensivo britannico. Azione a cronometro: nello spazio di dieci minuti fummo in tre stormi a martellare le batterie e le fortificazioni del ciglione di Sollum riducendo al silenzio le une e smantellando le altre. Si vedevano le nostre colonne motorizzate di fanterie avanzare convergenti verso la zona battuta dagli aerei. Era l’ora “z” dell’ordine di operazione che doveva segnare lo scatto delle truppe sul primo sistema fortificato nemico.
La 53ª e la 54ª Squadriglia, che erano state le protagoniste dell’epico combattimento aereo del 17 agosto, restarono al campo su allarme mentre la 20ª e la 21ª partivano per compiere la missione ordinata. Giunte al traverso di Sidi Barrani furono attaccate da una grossa formazione di caccia nemici.
I nostri “79” continuarono imperturbabili a dirigere dal mare sull’obiettivo mentre già molto sangue imporporava la fusoliere,
Le bombe vennero sganciate sotto la furia degli attaccanti che si accanirono ancor più quando il Gruppo virò per rientrare al campo.
Su un velivolo della Squadriglia di testa, due specialisti rimasero uccisi mentre sparavano dalle mitragliatrici; altri di altri apparecchi furono feriti ma continuarono a combattere, il Maresciallo fotografo Nencini, della sezione cinematografica “Luce”, cadde colpito in pieno petto mentre con una calma olimpica riprendeva la picchiata del suo uccisore.
Su un altro velivolo, un aviere scelto fotografo si era proteso da uno degli sportelli per ritrarre con la panoramica l’esito del tiro.
Una raffica avversaria gli troncò l’avambraccio destro. Egli si scostò senza lamenti per non intralciare i mitraglieri e posò accuratamente la macchina in un angolo sicuro. La documentazione era fatta e questo lo interessava soprattutto. Gli amputarono il braccio ed egli non se ne rammaricò pensando che con qualche congegno ausiliario avrebbe ben potuto continuare a fare il fotografo navigante. Tre aerei avversari furono precipitati in mare ma l’accanimento degli assalitori permaneva feroce.
L’apparecchio del Capitano Masoero fu irreparabilmente colpito ad un motore e rimase staccato dalla formazione. Altre raffiche uccisero due dei suoi mitraglieri e ferirono gli altri tre membri dell’equipaggio. Gli strumenti del cruscotto saltarono ad uno ad uno come le pipe di gesso di un tiro a segno. Il parabrezza era stato frantumato da una gragnuola di colpi che avevano miracolosamente risparmiato le teste dei piloti: era forse solo per il vento impetuoso che ora entrava in carlinga che essi non svennero.
La formazione dei “79” era ormai lontana e ancora inseguita da numerosi caccia. Al bersagliato bombardiere restavano in coda altri due apparecchi nemici. Con le mitragliere inutilizzabili, un motore di meno ed un velivolo ridotto ormai ad una gloriosa bandiera a brandelli, cos’altro restava ai superstiti se non rassegnarsi a morire? Ma il Capitano Masoero volle tentare un’ultima disperata manovra che comunicò urlando al suo secondo: bisognava fingere di precipitare in mare.
Ridotti di colpo i due motori e spingendo in avanti con l’aiuto del sottufficiale il volantino, forzò il velivolo in candela e ve lo mantenne, con enorme rischio per le strutture già duramente provate da centinaia di proiettili, fino a 200 metri dall’acqua. Richiamò allora prudentemente, delicatamente e ridette tutto gas ai due motori ancora efficienti. Era al pelo del mare. Si guardò attorno senza grandi speranze ma Dio lo aveva voluto risparmiare, gli inseguitori avevano abboccato ed erano tornati indietro esultanti, convinti di aver abbattuto uno dei tanto temuti “gobbi maledetti”.
Dalle memorie dell’80 Squadron RAF.
On 15 September, 80 Squadron flew both its Flights up to the front to a location simply known as ‘Y’ landing ground. The Italian targets of the day were closer to the battlefront and centred in the area of Sidi Barrani. At around 13:00 (the sixth Italian mission of the day) ten SM 79s from the 46o Gruppo, led by Maggiore Cunteri, were intercepted over Sidi Barrani by Gladiators from 112 Squadron, which were on patrol at 16,000 feet, thirty miles out to sea. The Gladiators were divided into two sub-Flights. In the first flew Flight Lieutenant Charles Fry, Flight Lieutenant R. J. Abrahams and Flying Officer Fraser (Gladiator K8019). In the second flew Pilot Officer R. H. Clark, Flying Officer Edwin Banks and Pilot Officer R. J. Bennett.
It seems that Flying Officer Fraser was able to put a good burst into an SM 79, which was seen loosing height but remained unconfirmed.
Two Hurricanes of 274 Squadron and two Blenheims of 30 Squadron flown by Flight Lieutenant Frank Marlow (Blenheim K7096 with gunner Sergeant Lord) and Pilot Officer Jarvis (Blenheim K7105 with gunner Sergeant Sigsworth) got amongst the enemy formation as well. Flight Lieutenant John Lapsley (Hurricane P2544/YK-T) and Sergeant John Clarke (Hurricane P2641) each claimed one SM 79 in this combat (this was Lapsley’s 6th kill of a total of 11 kills).
Clarke’s Hurricane was hit and a bullet tore the mouthpiece of his flying helmet away. Jarvis and Marlow chased the SM 79s for twenty-five minutes, firing all their ammunition. They damaged two, one of which was later confirmed as destroyed by 202 Group HQ (and possibly credited to Flight Lieutenant Marlow). Meanwhile, ten Gladiators from 80 Squadron had been on patrol on the seaward side of Sidi Barrani. Nothing was seen and the squadron split up into sections. The section lead by Pilot Officer Anthony Hugh Cholmeley (RAF no. 40988) came across five of the SM 79s approaching from the northeast.
The Gladiators attacked and forced the bombers to turn back, but return fire hit Cholmeley’s aircraft (K7916) and it fell into the sea killing the 22-year-old pilot. One SM 79s was damaged by Flight Lieutenant 'Pat' Pattle.
The Italian bombers fought back with determination and claimed one Gladiator, one Hurricane and one Blenheim with a second Gladiator as a probable. Three SM 79s didn’t make it back to Maraua while four other SM 79s returned damaged. Two of the three bombers that didn’t returned were forced to make emergency landings at T2 (and were probably written off after landing). On the SM 79 flown by Sottotenente Di Francesco there were one dead and four wounded and on the SM 79 flown by Maresciallo Berghino was Maresciallo Fotografo Walter Nencini (operator of the Istituto LUCE, the propaganda service) killed and two wounded.
The third SM 79 flown by Capitano Masoero of 21a Squadriglia (co-pilot Sergente Maggiore Giovanni Furini) crash-landed at Ponticelli airstrip with two crewmembers dead (1o Aviere Marconista Eustachio Masone and 1o Aviere Armiere Antonio Bordigato) and two wounded (Furini and Sergente Maggiore Motorista Mario Macerati). Masoero correctly identified his attackers as two monoplanes that had hit them in the left engine with their first bursts of fire before he was able to release the bombs, then after the bombing his bomber slowing, lagged behind the other machines of his “arrow” and once left alone they were wildly attacked by the two monoplanes.
Wounded himself in the left arm and with nobody inside his bomber still able to return fire, Masoero started a steep dive with the two remaining engines at full power that possibly seemed “final” to his attackers, which in fact broke off the chase. He landed on the right leg of the landing gear only. The wreck had suffered between 600 and 700 bullet holes and was most likely abandoned in place.
Testi consultati e fonti
Memorie di guerra del Cap. Ernesto Romagna Manoja relative alla campagna di Libia 1940 del 15° Stormo; fonte USSMA
Diari Storici di guerra anno 1940 dei seguenti reparti: 15° Stormo, 46° Gruppo, Squadriglie 20ª e 21ª; fonte: USSMA
“La Regia Aeronautica 1939 – 1943”, Nino Arena, ed. 1981 SMA-USSMA
Scritti e pensieri raccolti da Giacomo De Ponti (Generale di Brigata Aerea, già appartenente al 15° Stormo – 85° Gruppo, dal 14 aprile 1982 al 29 giugno 1992) nel 2009, per il 15° Stormo e l’associazione “Gente del Quindicesimo”.
Una copia è stata depositata presso l’USSMA, documentazione relativa al 15°Stormo.
[1] Masoero continuerà ad operare con il 15° Stormo in tutta la sua epopea nord africana, si troverà ancora in quel teatro quando, nel 1942, nel grado di Maggiore comanderà il 47° Gruppo del 15° Stormo Assalto (Comandante il Col. Raffaello Colacicchi), equipaggiato con i caccia CR 42 in versione da attacco al suolo.
[2] Una “navigazione” in internet ha portato alla fortunata quanto inattesa scoperta di un sito che riporta la storia di numerosi reparti da caccia delle forze aeree anglosassoni durante le operazioni nella II G.M. (http://surfcity.kund.dalnet.se/commonwealth_fraser.htm) e, ricercando notizie sulle unità che si opponevano al 15° Stormo in Africa Settentrionale, è stato ritrovato il racconto del combattimento tra i caccia inglesi ed il Cap. Masoero.
[3] Il narratore si riferisce all’episodio di guerra nel quale il 1° Aviere Antonio Trevigni meritò la
M.O.V.M. sul campo; l’azione, condotta dagli equipaggi delle due Squadriglie del 47° Gruppo, la
53ªe la 54ª, è riproposta nella narrazione intitolata “Supremi Atti Rivendichiamo”.