Quando ci sparammo la posa, io e l’HH3F
Mario Sorino
A chi non è mai venuta voglia di spararsi la posa? Alzi la mano chi dice di no! Se poi si tratta di piloti credo sia impossibile vedere un braccio alzato.
Quindi non posso nascondere che anche a me la voglia è venuta, ma il bello da raccontare è che la voglia poi mi è capitato vederla comparire nell’HH3F. Roba da non credere!
Andiamo per ordine e vi racconterò due episodi. Nel primo la voglia venne a me, nel secondo venne a lui!
3 maggio 1987. Ad Imola si disputerà il Gran Premio di Formula 1 di San Marino. Comando l’83° Centro SAR e spetterà a noi trasportare all’autodromo i Reggenti della Repubblica del Monte Titano. Il sabato si svolgeranno le prove ufficiali per stabilire la griglia di partenza e l’occasione viene sfruttata per effettuare la ricognizione sul campo sportivo dell’autodromo, con atterraggio e decollo con carico che simulerà quello del giorno successivo. In pratica si imbarca personale del Centro in numero pari alla delegazione Sanmarinese e si coglie l’occasione per vivere una bellissima giornata nel paddock della Formula1 e premiare qualche specialista con un volo da raccontare in famiglia. La ricognizione va benissimo. La distanza fra Rimini ed Imola è breve, quindi si può imbarcare poco carburante e trasportare la numerosa delegazione con l’elicottero in grado di fornire le massime prestazioni.
La giornata delle prove ufficiali è baciata da uno splendido sole e trascorriamo piacevoli ore contemplando la perfezione assoluta delle scuderie e dei camion usati dai team, che sembrano delle sale operatorie per quanto sono puliti e lucidi.
L’occasione poi è ghiotta per ammirare bellissime ragazze e per vedere in giro personaggi famosi ed idoli del presente e del passato, come Clay Regazzoni.
La domenica è il giorno della gara. Ancora una volta il sole l’ha fatta da padrone regalandoci una splendida giornata.
Partiamo da Rimini ed arriviamo all’autodromo che è già affollato. Il campo sportivo è diventato un eliporto con un numero impressionante di piccoli elicotteri che fanno da navetta con Bologna, trasportando chi può permettersi di pagare un biglietto certamente non economico. Poi la gara. La delegazione, e noi al seguito, dispone di una saletta posta sui box all’altezza della linea del traguardo, ma c’è così tanta gente che non è possibile affacciarsi a vedere la pista. Ne approfitto per farmi una passeggiata alle spalle dei box per ammirare nuovamente l’operosità e professionalità dei team, le attrezzature ed il camion che trasporta gli pneumatici di tutti i piloti. Sembrano forme di parmigiano accatastate, con la differenza che queste sono nere e sui lati non c’è scritto Parmigiano Reggiano ma il nome di ogni pilota. La gara termina, vince Nigel Mansell su Williams-Honda, seguito da Ayrton Senna su Lotus- Honda e Michele Alboreto su Ferrari.
Dopo la premiazione è il momento di rientrare. Scortati dalle Forze di Polizia fendiamo la folla per raggiungere
l’elicottero. Al varco di ingresso al campo sportivo si accalcano i ricchi passeggeri degli elicotteri in attesa del loro turno di imbarco. Il campo brulica di elicotteri da quattro posti che atterrano e decollano. Salgo sull’HH3F con l’equipaggio, metto in moto l’APU ed inizio la fase dei controlli; di lì a poco giunge la delegazione. Uno dei rappresentanti di San Marino zoppica ed ha difficoltà a salire sulla scaletta, ripeto quanto già fatto in atterraggio, aziono il kneel e l’elicottero si piega in avanti avvicinando la scaletta al terreno e facilitando l’accesso alla porta. Tutti gli sguardi sono incollati sul poderoso bestione che, a differenza degli altri elicotteri, inghiotte, oltre all’equipaggio, l’intera delegazione. Al mio fianco c’è il miglior pilota del Reparto, Matteo Cirnigliaro, è il momento di partire. Riporto l’elicottero in posizione eretta disinserendo l’inginocchiamento, l’equipaggio mi riporta tutti legati: via i motori, via il rotore con le sue poderose cinque pale che schiaffeggiano l’aria intorno. Contatto la biga predisposta sul campo e ricevo l’autorizzazione al decollo. Mi porto al centro del campo. Tutti gli elicotteri decollano verso Nord perché quella è la direzione per Bologna, ma principalmente perché il lato Nord del campo è il più libero dagli ostacoli. Io devo dirigere a Sud e su quel lato il campo presenta una fila di alberi. L’ho già provato ieri, la potenza disponibile mi consente di fare un decollo con una notevole velocità ascensionale. È il momento di spararsi la posa. Oriento la prua verso Sud e con il collettivo applico tutta la potenza disponibile. L’HH3F sale rapidamente e dopo una decina di secondi gli alberi sono superati con facilità ed il campo è alle nostre spalle. Accarezzo i comandi di volo come vorrei accarezzare il mio HH3F. Diavolo di un elicottero, quando serve non ti tradisce!
La fase impegnativa è superata, ora siamo tutti più rilassati, ci godiamo il paesaggio mentre dolcemente l’HH ci riporta a casa. È stata una di quelle missioni che ricorderemo per lo spettacolo che ci ha offerto, ma noi non siamo stati da meno con quello offerto a chi ha avuto la fortuna di ammirare l’HH3F nel suo poderoso decollo.
Sabato 30 marzo 1996. Sua Santità Giovanni Paolo II effettua uno dei suoi viaggi pastorali in Toscana. È previsto che in mattinata vada a Colle Val d’Elsa, per continuare successivamente la visita pastorale a Siena. L’HH3F sarà impiegato, sia come elicottero alternato all’SH3D del 31° Stormo che imbarcherà il Pontefice, sia per trasportare una parte della delegazione al seguito. Comando il 15° Stormo e decido che spetta a me avere l’onore di sedere ai comandi dell’HH3F e comunque scelgo come secondo Claudio Campi, ossia colui che mi ha insegnato a volare sull’HH3F.
La prima tratta si svolge in tutta tranquillità. Seguiamo a debita distanza l’SH3D pilotato da Tonino Berardo, uno degli ex transitati al 31° Stormo, che è stato peraltro fra gli istruttori di volo che mi hanno condotto alla qualifica di Capo Equipaggio. L’atterraggio nel campo sportivo di Colle Val d’Elsa avviene in modo standard, quelli del 31° hanno effettuato la ricognizione e dichiarato le zone sicure, quindi non c’è nulla di cui preoccuparsi.
La prima sosta dura circa tre ore, poi si decolla nuovamente, con il prezioso carico a bordo, e ci si dirige verso Siena, dove atterreremo allo stadio Artemio Franchi che viene utilizzato dalla locale società di calcio.
Sempre seguendo l’SH3D effettuiamo il sorvolo del campo per poi presentarci in finale. Il sorvolo ci mostra un campo immerso nella città fra palazzi ed alberi. È un imbuto!
Anche in questo secondo caso l’atterraggio avviene in modalità standard. Sua Santità e la delegazione scendono e si avviano verso la città. L’equipaggio sistema l’elicottero, mentre io e Claudio ci uniamo ai piloti dell’SH3D per una breve ricognizione della zona. Il decollo sarà veramente impegnativo perché bisognerà uscire dal campo in verticale per superare gli alti ostacoli. Su tre lati ci sono le costruzioni e l’unico lato libero da queste presenta comunque una linea continua di alberi.
Attendiamo che gli specialisti abbiano terminato i controlli degli elicotteri ed usciamo dallo stadio per cercare un ristorante dove pranzare e rilassarci in attesa del volo di rientro. La compagnia è piacevole ed il tempo trascorre allegramente ed in serenità.
Con calma, visto che il decollo è previsto abbondantemente dopo il tramonto, rientriamo al campo sportivo ed incomincia l’attesa. Il funzionario di collegamento fra noi e la delegazione del Vaticano mi avvicina e mi chiede se posso imbarcare due persone in più nella tratta di rientro. Gli rispondo che non posso assolutamente aumentare il carico vista la fase di decollo che mi si prospetta, se è indispensabile imbarcare altre persone dovrò spostarmi verso il vicino campo di volo di Ampugnano dove potrò tranquillamente effettuare un decollo con rateo di salita più piatto vista l’assenza di ostacoli. La mia proposta non viene accettata e l’interlocutore si rassegna a trovare un’altra soluzione per i suoi passeggeri in più preferendo che l’HH3F sia sempre al seguito dell’SH3D.
Giunge la sera, pur non avendo fatto niente di particolare la stanchezza incomincia a farsi sentire. Improvvisamente tutto si anima e la macchina del cerimoniale si mette in moto. Mi metto subito in fila fra quanti sono in attesa di poter salutare Sua Santità.
Quando mi si avvicina mi vergogno di me stesso. Io sono stanco pur avendo fatto poco o niente, Lui si vede che è decisamente provato dopo due visite intense e sicuramente senza un attimo di respiro. E per ultimo gli tocca sopportare questa fila di persone che ne prolungano ed aumentano la stanchezza.
Terminate le operazioni di imbarco siamo pronti al decollo. Il campo sportivo, oltre ad essere infossato, è così strutturato: su tre lati vi sono delle costruzioni molto alte (spalti e palazzi) su un solo lato corre una strada alberata nella quale si è radunata la popolazione per assistere all’evento. La direzione di decollo è pertanto obbligata. L’SH3D, dovendo essere il primo a decollare, si posiziona al centro del campo, non può arretrare ulteriormente per la presenza dell’HHF3, imposta quindi una salita verticale ma la potenza a disposizione non gli permette di salire oltre cime degli alberi, vediamo l’elicottero avanzare verso gli alberi saltarli miracolosamente e subito dopo scomparire alla nostra vista.
La manovra ci coglie di sorpresa e Claudio, piuttosto preoccupato, prova a chiamare Tonino per radio, ma non otteniamo alcuna risposta perché gli ostacoli si frappongono fra noi e loro. È giunto il nostro momento. Sollevo in hovering l’elicottero e mi sposto al centro del campo. Non ho tempo per preoccuparmi, sono troppo concentrato sulla manovra. Il pensiero va per un attimo al fatto che l’SH3D è strutturalmente più leggero dell’HH3F, quindi a parità di motori ha una potenza disponibile maggiore, ma ormai è il momento di decollare. Siamo in ballo e bisogna ballare e comunque i calcoli effettuati mostrano che l’HH3F ce la farà.
Con decisione e rapidità aziono il collettivo ed imposto la potenza al 110% di torque. Ed è in quel momento che l’HH si spara la posa. Scatta in ascesa verticale tirato in su dal rotore ma anche spinto dal cuscino d’aria che proprio dal rotore viene compresso verso il suolo. È una salita mastodontica e che non accetta repliche e dubbi di alcun genere. In un istante ci troviamo al di sopra delle cime degli alberi, sposto delicatamente il ciclico in avanti e lentamente, ma inesorabilmente, incomincia la traslazione con un rapido aumento di velocità e senza alcuno scadimento di quota.
Mi immagino a terra, di fronte all’elicottero che con il suo muso ed il nasone, del radar, mi sorride sornione come per dire: “non te l’aspettavi vero?”. Che elicottero il Pellicano!
La tratta di ritorno avviene in tutta tranquillità, complici anche le ottime condizioni meteo che ci consentono di godere appieno del sorvolo notturno del centro Italia, con le sue luminarie tutte accese e con Roma che si scorge nella sua immensità luminosa da miglia e miglia.
All’atterraggio a Ciampino sbarchiamo i passeggeri alla VIP prima di tornare al nostro parcheggio in zona Sud. Conto i passeggeri in fila indiana, e contraddistinti dall’abito talare, che si allontanano dall’elicottero. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10,……11.
Me l’ha fatta, me ne ha infilato uno in più!