Quando si dice essere Gente del SAR
È il 22 agosto, sono le ore 12.30 quando ricevo una telefonata da Chiara, la più piccola. Piccola per modo di dire, con i suoi 22 anni. Ma come si dice? Per un padre una figlia può avere anche quarant’anni, sempre piccola è. Comunque vi racconto il “fatto”.
La “piccola” sta rientrando con il suo ragazzo dal meraviglioso Sud, dalle tanto agognate vacanze estive. Sono sull’autostrada quando, all’altezza di Bari, l’auto improvvisamente si arresta.
La voce al telefono è singhiozzante: “Papà la macchina…………. all’improvviso…. sull’autostrada……..”.
Potete capire come, in un istante, mi si sia gelato il sangue. In una frazione di secondi passano per la mente i pensieri peggiori.
Poi con il procedere della descrizione mi rassereno. I danni sono solo all’autovettura. L’ACI è intervenuta e li ha portati al proprio parcheggio. Ma si può ben comprendere il timore dei due ragazzi. Già immaginano la diagnosi, con gente pronta a sbranarli: “motore fuso, macchina da buttare e comunque non si può certo fare niente di domenica” e poi è la settimana di ferragosto, chi ti può aiutare?
Io intanto comincio con il tranquillizzarmi. I danni sono solo materiali ed all’autovettura. La si ripara o la si ricompra. Chissenefrega!!!!!!!!! Basta che i ragazzi stanno bene!
Comunque devo fare qualcosa per aiutarli ed, anzitutto, rasserenarli.
Grazie agli anni passati al B.O.C. di Stormo (base operation center) in qualità di operatore, la mente va rapidamente alle ipotesi di soluzione per risolvere il problema. “Parto immediatamente con la mia auto, li prendo e li riporto a Roma; in 10/12 ore dovremmo farcela. Oppure gli faccio fare il rientro in treno. No questa ipotesi è da scartare perché la macchina è stracarica. Si sa come sono le mamme, specie quelle del Sud. Mio genero lavora a Roma, quindi gli hanno caricato l’auto di ogni ben di Dio. Melanzane sottaceto, carciofini, tarallini al peperoncino, al seme di finocchio, orecchiette fatte in casa e chi più ne ha più ne metta”.
Alla fine la soluzione migliore, anche per guadagnare tempo, è noleggiare un’auto.
Lancio mentalmente il mio “mammajut” e la prima persona che mi viene in mente è Giuseppe “Peppe” Bianco da Brindisi. Lo chiamo per sapere se conosce qualcuno, a Bari, al quale i ragazzi si possono rivolgere per chiedere informazioni o assistenza… anche morale.
Sentita e compresa la mia preoccupazione, Peppe si mette immediatamente a disposizione. Prima per cercare di contattare Ciro Connola, per sapere se a Bari abbiamo un “contatto”. Dopo svariate telefonate mi comunica che purtroppo a Bari non c’è nessuno che in questi giorni può dare una mano. Il “può dare una mano” e non “ti può dare una mano” mi fa comprendere che Peppe ha già fatto suo il problema.
Anche lui è dell’avviso che la soluzione migliore sia noleggiare una macchina. Provvederò in tal senso, ma Peppe mi chiede comunque di tenerlo al corrente degli sviluppi.
Contatto prima la Hertz dell’aeroporto di Bari. Non hanno auto disponibili. Quindi contatto l’AVIS. Hanno una vettura disponibile ed i requisiti per autorizzare il noleggio sono: patente da almeno un anno. OK; 25 anni compiuti. OK; codice fiscale. OK; contanti per il pagamento. OK; carta di credito con numeri in rilievo (tipo visa, mastercard, american express) che serve per la garanzia di eventuali danni o furti… e qui non ci siamo….. oggi la maggior parte dei ragazzi viaggia con banco posta prepagata che non è riconosciuta come carta di credito.
Chiedo all’operatore se posso dare la mia carta come garanzia. Mi dice di si, ma ci vogliono 48 ore di tempo per accettarla e poter autorizzare il noleggio…..questa è la prassi.
Mi convinco sempre più che anche in questo “mondo informatizzato” a volte ti trovi d’avanti a muri insormontabili.
Contatto nuovamente Peppe che mi risponde semplicemente così: “Ciccio ci penso io. Vado a Bari”.
Così ha detto e così ha fatto. Credetemi, mi sono venute le lacrime agli occhi, non mi vergogno a dirlo. Perché il buon Peppe è partito da Brindisi, ha raggiunto i ragazzi a Bari Sud, al deposito Aci, ha trasbordato il “carico” sulla sua macchina, quindi li ha accompagnati in aeroporto a Bari Palese, ha presentato la sua carta di credito come garanzia, e me li ha rimessi in autostrada.
Ora io non so se al grido “mammajut” corrisponda, ovunque ti trovi, la consapevolezza che qualcuno della “Gente del Quindicesimo” è pronto ad aiutarti. Peppe Bianco non è intervenuto perché fa parte dell’Associazione, ma perché noi siamo “Gente del Soccorso” e per noi fornire la disponibilità, indipendentemente da ore del giorno o della notte, festivi o feriali e luogo dove ci troviamo, fa parte del nostro DNA ed è forse per questo che tanti, come me, sono nell’Associazione.
Sapere che queste persone (persone non rende l’idea, è generico), questi colleghi “speciali” li puoi incontrare al tuo fianco in seno all’Associazione fa bene al cuore, anche perché sono loro che rendono l’Associazione speciale.
I ragazzi sono rientrati a casa a Roma, dopo 14 ore di viaggio.
Ah…dimenticavo, Peppe l’indomani si è imbarcato per le sue vacanze, che spero di tutto cuore siano state meravigliose. A lui comunque devo il mio infinito grazie, anche a nome dei ragazzi, Chiara e Mimmo.
Mammajut!
Francesco Sgrenci, detto Ciccio