Corso CJPRS per gli equipaggi dell'85°
Come tradizione ormai consolidata anche quest’anno, i Pellicani del 15° Stormo la mattina del 13 Settembre hanno acceso i motori ed ingaggiato i loro rotori alla volta di Lechfeld, Germania al fine di prendere parte al CJPRSC (Combined Joint Personnel Recovery Standardization Course) 2010.
L’HH-3F è un “vecchietto” ancora molto arzillo ed a Pratica di Mare presso il Comando dell’85° Centro trova le mani attente ed affettuose degli specialisti dell’ex SEA (Sezione Efficienza Aeromobili) che fin dalle prime ore del Mattino lo preparano per il viaggio.
Ben 800 miglia di navigazione circumnavigando le Alpi per garantire il rischieramento entro le 12.00zulu dei due elicotteri e delle 12 persone di equipaggio (misto in quanto composto da personale dell’85° Centro di Pratica di Mare e dell’84° Centro di Brindisi).
Elicotteri pronti, briefing meteo per l’ultimo aggiornamento, briefing Interhelo fatto, si parte.
Motore “uno” via, giri NG che salgono , pressione positiva, avviamento.
Stessa procedura per il “due”, pronti ora all’aggancio.
“Pelican 01 ready to engage”, “two Ready” risponde il gregario.
“3…2…1… go!” ed entrambi i rotori da circa 19 metri lentamente fendono l’aria per accelerare insieme fino a 103 RPM (giri al minuto).
Inizia la navigazione, è lunga ed attentamente preparata nei minimi dettagli tramite interminabili VTC (Videoconferenze) tra i Leoni di Pratica ed i Duffy di Brindisi.
Tutto deve essere perfetto.
Dopo un piccolo rabbocco di carburante su Pisa la navigazione prosegue attraverso i cristallini spazi aerei della Francia, verso la Germania.
Una notte ad Orange (Francia) e poi via verso la Germania.
Verdi valli e boschi che si preparano all’autunno scorrono sotto gli elicotteri che placidamente puntano verso Nord.
Un bel volo tranquillo, scandito solamente dai “Pelican fuel check?” del leader e dalla risposta del gregario con la quantità di carburante a bordo.
Finalmente la pista di Lechfeld e, di fatto, l’inizio della esercitazione con il “toch down” sulla base già piena di aerei ed elicotteri.
Saluto ai colleghi (incluso qualche paricorso), cena e lunga dormita in albergo per prepararsi al primo giorno di corso.
La mattina inizia con il saluto del Comandante della base ed il “mass briefing”.
Sarà una settimana dedicata ai briefings conoscitivi sulla evoluzione della dottrina del Personnel Recovery (PR), dove gli equipaggi provenienti da diversi Paesi Europei e da assetti ad ala rotante e ad ala fissa si confronteranno e percorreranno una fase addestrativa il cui reale obiettivo sarà la comune standardizzazione nelle procedure vitali per il recupero in territorio ostile di equipaggi da combattimento.
Tutti sono attenti, i dettagli possono essere importanti soprattutto quando la settimana successiva si vivrà “real life”, l’applicazione pratica delle lezioni.
Lunghe e intense giornate di preparazione dove si avvicendano fasi di “brainstorming”, pianificazione, discussione sulle tattiche, nonché riflessioni sull´importanza di mantenere ogni azione in volo aderente alle Rules of Engagement (ROE) proprie di ciascuno scenario. Quasi un dogma per chi vola su macchine da guerra armate.
Partendo da un imprescindibile indottrinamento iniziale su ogni aspetto fondante il concetto di task force combined e joint immersi in uno scenario di crisi, si è arrivati attraverso fasi di pianificazione a quella pratica con impiego volativo congiunto e variegato nelle differenti sfumature operative. Il tutto attraverso il passaggio obbligato del confronto e dialogo di realtà spesso differenti. Il corso e le svariate missioni hanno, non solo, potuto gettare solide basi nozionistiche sugli sviluppi in materia PR, ma hanno fornito, grazie ai poliedrici e sfaccettati input dello staff, la possibilità di aprire la prospettiva degli attori partecipanti alla flessibilità e a quell’elasticità professionale necessari per adeguare l'impiego degli assetti a quegli scenari di volta in volta mutevoli.
Ogni giorno viene deciso il “Mission Commander”, il responsabile dell’intero pacchetto PR.
Una grossa responsabilità, ma soprattutto una grande opportunità di confrontarsi con i propri limiti.
Il primo volo operativo è sempre il più emozionante.
Dopo un giorno di familiarizzazione zone di lavoro, ecco finalmente gli equipaggi non più in veste studentesca ma in veste di “Flying crews”.
Obiettivo del primo giorno è il recupero di un equipaggio abbattuto. Per l’occasione il pacchetto prevede 6 elicotteri (due HH-3F , due Gazelle dell’Esercito Francese, un SH-3D ed un EH-101 della Marina Militare , due AMX e due Tornado Tedeschi).
Paccage leader : il Ghibli, AMX.
Briefing pacchetto, poi “section briefing” seguendo i dettami tipici di una pianificazione NATO.
Tutti ai rispettivi aeromobili per rispettare il “Timing” sul “Rendez-vous point” .
Motori, rotori fumo ed odore di JP4 bruciato. Per un pilota nessun odore è più bello.
Via sulla pista ed in volo.
L’ombra si stacca finalmente dall’elicottero, la magica sensazione di privilegio che accompagna ogni decollo.
In rotta l’RWR inizia a dare qualche “Spike”, come previsto un “ROLAND” cerca di illuminare il pellicano che volando basso “nap of the earth” riesce a confondersi con il terreno.
Ricongiungimento con il resto del pacchetto. Il paccage leader con determinazione, dopo aver individuato il pilota abbattuto ed averlo identificato comunica a tutti la codeword per eseguire tutto quanto pianificato. Come il meccanismo di un orologio, in perfetto sincronismo, ogni componente esegue il proprio compito, lungamente studiato nei dettagli per rendere efficace al massimo l’operazione di recupero e ridurre il tempo di “esposizione” al fuoco nemico degli elicotteri.
Sulla zona di recupero i Pellicani cercano di individuare visivamente il pilota, calandosi nella parte ed immaginandosi la paura di chi sa di dover contare su qualcun altro per tornare a casa.
Molti di loro, pur giovanissimi, hanno avuto molta esperienza di volo in teatro operativo iracheno, e sanno che il “Pellicano” è in grado di “evadere” a molte minacce in pochi istanti.
Le straordinarie capacità di Roll dell’HH-3F, malgrado le dimensioni, permettono di reagire efficacemente alle minacce soprattutto alle “small arms” ed agli RPG.
Questo non toglie che i Piloti ed i mitraglieri siano vigili perchè qualche “scherzetto” è sempre possibile da parte della diabolica regia del corso.
Finalmente il “Mission Commander” ordina lo “smoke smoke smoke”, ed il pilota si fa individuare accendendo il fumogeno.
Il leader fa “Hover cover” coprendo le manovre del gregario che si predispone per atterrare.
In pochi secondi l’extraction team aggredisce il pilota (mai fidarsi potrebbe essere un nemico travestito) e lo identifica mentre il leader durante la copertura urla “TROOPS IN CONTACT!!!!!!” ed apre il fuoco (ovviamente con colpi a salve) verso una pattuglia in arrivo a poche centinaia di metri a Nord.
Velocemente a bordo e prontamente viene urlata la codeword per il ridecollo. Le voci sono tese e concentrate. In questa fase è facile sbagliare qualcosa, ci sono 6 elicotteri e due aerei sullo stesso punto.
Solo una accurata pianificazione permette di non sbagliare. Tutto è avvenuto in pochi minuti ed in maniera quasi perfetta .
La formazione lascia l’area di operazioni verso la rotta di fuga stabilita in sede di briefing.
Le voci sono allegre, malgrado sia solo la prima missione l’esperienza degli equipaggi e la preparazione hanno permesso di svolgerla al meglio.
La seconda settimana scorre frenetica, ma ogni giorno il sistema “building blocks” permette agli equipaggi di incrementare la difficoltà della missione inserendo varianti e minacce sempre più pressanti.
Il momento del rientro si avvicina. I piloti si sentono piu “confident” con le procedure e sicuramente i ritorni addestrativi sono evidenti.
L’ultimo giorno è dedicato al debriefing generale. Il comandante della base di Lechfeld apre il discorso con il “ben fatto”. Piccolo resoconto del “volato” e conseguente totale dei risultati raggiunti.
La parola passa ai capi delegazione che espongono le “lessons learned”, poi la voglia di tornare a casa ha il sopravvento. I rotori ingaggiano simultaneamente, 103% di torque e via ai decolli per il ritorno, questa volta attraverso lo spettacolare paesaggio delle Alpi sorvolando il Brennero verso Villafranca e successivamente split degli elicotteri verso Pratica per i Leoni e Brindisi per i “Duffy”.
Una missione ben riuscita perché preparata lungamente a terra. Il tutto per formare coloro che domani dovranno essere pronti ad eseguire la missione “so others may live”.