ASSUEFAZIONE?
di Mario Sorino
Aeroporto di Ciampino, sono a bordo di un HH3F predisposto per una missione addestrativa. Il mio secondo è Ferruccio Artioli, un pilota di provata esperienza proveniente dalla linea ad ala fissa (HU16).
Subito dopo il decollo sono intenzionato a simulare una piantata di motore, quindi a quota opportuna ridurrò un motore al minimo. Si decolla per pista 15. Siamo allineati. Ferruccio effettua un decollo dall’hovering portando il grosso pellicano in volo.
Effettuo i controlli post-decollo, mentre l’elicottero raggiunge i parametri della salita ottimale. Siamo ormai quasi a metà pista e ci siamo già “mangiati” 1100 dei 2200 metri della sua lunghezza. La quota e la velocità sono tali che Ferruccio potrà tranquillamente continuare il volo, effettuare il circuito e ripresentarsi all’atterraggio. Non c’è nemmeno bisogno di impostare la salita a gradini che, se pur efficace, è pur sempre una manovra impegnativa con le continue variazioni di assetto, quota e velocità necessarie per salire a quota di sicurezza.
Tiro indietro uno degli “engine trim” percependo il caratteristico suono di un motore che scende di potenza, mentre gli aghi del torque si splittano.
Accidenti!!!! Questa non me l’aspettavo!
Resto in silenzio e non contraddico il pilota ai comandi. Mi sistemo meglio sul sedile, proteso in avanti a vedere la discesa impostata che è molto ripida. Una mano sugli speed selector, pronta a spingerli entrambi avanti se dovesse essere necessario ripristinare il volo e rinunciare all’atterraggio.
Accidenti quanto e ripida la manovra!! La quota diminuisce rapidamente mentre Ferruccio tira indietro il ciclico quasi fosse in sella ad un cavallo imbizzarrito che deve essere fermato con le redini. Del resto è l’unica manovra possibile per ridurre la quota e la velocità così repentinamente da poter restare in pista, altrimenti rischiamo di mettere le ruote su via dei laghi.
Ormai non manca molto al contatto quando mi accorgo che di fronte a me, sul cockpit, una luce lampeggia, Giro la testa verso il centro del pannello strumenti e corro con lo sguardo alla maniglia del carrello.
Lampeggia!!! E come se lampeggia!!! Il carrello è su!!! L’ho tirato su io dopo il decollo!!!
Una manata immediata e la butto giù. Il carrello si estende e le tre luci diventano verdi. Di lì a poco Ferruccio posa l’elicottero in pista. Manovra effettuata egregiamente ed emergenza simulata pienamente risolta.
Però il tutto non finisce lì. Bisogna riflettere sugli errori commessi, che potevano causare un brutto incidente.
Primo: mai dare per scontato che qualcosa accadrà come ce lo siamo prefigurato, bisogna essere preparati ad ogni evenienza e saperla affrontare di conseguenza.
Secondo: i controlli post emergenza vanno chiamati tutti e verificati. E fra questi c’è proprio il carrello che va posto “giù su terra e su su acqua”.
Terzo: come mai non abbiamo percepito il suono dell’allarme carrello? Ferruccio era concentrato nello svolgimento della manovra, io tutto teso e verificare che la manovra (decisamente al limite) fosse svolta alla perfezione, quindi i nostri sensi erano appannati dalla totale concentrazione su altri fattori e non abbiamo sentito la sirena dell’allarme carrello.
È vero, abbiamo commesso degli errori, ma questa di non percepire, in due, un suono d’allarme è difficile da spiegare.
Ci deve pur essere una spiegazione.
Pensando e ripensando sono riuscito a trovarne una sola, l’unica per me plausibile.
L’HH3F è un elicottero anfibio, predisposto non solo per atterrare, ma anche per ammarare.
E quando ammara il carrello è su!!!
È anche possibile escludere il suono dell’allarme carrello, ma comunque, anche se per pochi secondi, il suono diventa quasi “familiare” portando, se di ammaraggi se ne devono fare un bel po’ per addestramento, “all’assuefazione”.
P.S. La scena fu seguita da alcuni Capi Equipaggio che si stavano recando, in auto, al Circolo. Si bloccarono immediatamente per seguire lo svolgimento di quella strana traiettoria di un HH3F che scendeva vertiginosamente giù verso la pista, senza carrello. Tirarono un sospiro di sollievo quando videro uscire il carrello, ma anche loro ancora ricordano l’evento.